Le chiese della parrocchia

SANTA MARIA DELLA CIVITELLA o Civitellis

Madonna del Carmine

Storicamente è la più importante di Chieti dopo la cattedrale, chiesa madre della SS. Trinità, in quanto fu la Confraternita di S. Maria della Civitella, che in essa aveva sede, a costruire chiesa e ospedale della SS. Trinità dei pellegrini più a valle, presso Porta S. Andrea. La chiesa si trova nel punto più alto della città, nel sito dell’antica Teate, sopra un tempio pagano. Fu edificata nel 1295 dal Beato Roberto da Salle, quale chiesa del monastero benedettino dei Celestini, dedicata all’Assunzione di Maria. Dell’antica chiesa resta il portale gotico trecentesco di Nicola Mancino, con la scultura del re Carlo II d’Angiò. L’attuale interno barocco fu curato dall’abate Girolamo Lasena a partire dal 1677. Sulla parete absidale una grande scenografia in stucco raffigurante l’assunzione di Maria. Sulla volta della navata, la grande pittura della Caduta di Lucifero, opera settecentesca del pittore Donato Teodoro. Su un altare laterale, la statua in terracotta della Madonna della Neve. Nella Chiesa era custodito il corpo di S. Eleuterio, vescovo di Chieti, oggi custodito in Cattedrale. Dopo la soppressione dell’ordine celestino, chiesa e monastero passarono ai frati Carmelitani, che diedero alla chiesa l’attuale nome di Madonna del Carmine. Occupato dai francesi nel 1799 e 1807, poi confiscato dal neonato Stato italiano, il complesso fu caserma, scuola e colonia sportiva, per diventate nel 1900 istituto delle Suore Orsoline. Attualmente è un centro accoglienza “Capanna di Betlemme, dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi.

 

S. DOMENICO AL CORSO ex S. Anna degli Scolopi

Voluta da S. Giuseppe Calasanzio come chiesa del Collegio delle Scuole Pie (Scolopi), oggi Istituto Giambattista Vico, iniziata nel 1642, fu inaugurata nel 1672, dedicata a S. Anna e alla Beata Vergine Maria. Dopo la demolizione della vicina chiesa di S. Domenico, per far posto all’attuale palazzo della Provincia, dal 1916 prese il titolo di S. Domenico al Corso. L’elegante facciata in pietra calcarea a due ordini, la più bella e originale della città, è affiancata dal campanile in mattoni, secondo per imponenza e concerto campanario alla cattedrale. L’interno, a navata unica con cappelle, è decorato da stucchi con racconti biblici di scuola lombardo-ticinese dell’architetto, scultore e decoratore Giovan Battista Gianni. La pala dell’altare maggiore raffigura S. Anna con la vergine Maria e Gesù bambino, di scuola veneta. Nelle cappelle laterali, l’altare marmoreo della Madonna del Rosario, anch’esso unico in città, con tela di Giacomo Farelli del 1679 (provenienti dall’ex S. Domenico), la tela del matrimonio della Vergine, di scuola romana, e di S. Giuseppe Calasanzio, realizzata da Giacinto Diana nel 1790. Nella chiesa svolse il suo ministero S. Pompilio Maria Pirrotti (1710-1766), ricordato da una pala di Tommaso Cascella del 1949. La chiesa è di proprietà dello Stato, Direzione Musei d’Abruzzo, affidata tramite convenzione alla Diocesi. Per secoli con un proprio Rettore, dal 2019 tale nomina è fatta al parroco della SS. Trinità.

 

MATER DOMINI

La chiesetta originaria risaliva ad epoca longobarda e dedicata a S. Tecla, presso una delle porte della città, chiamata in seguito “Porta Monacisca”, per la presenza di un vicino monastero. Prese l’attuale titolo per il prezioso bassorilievo della Madonna in stile bizantino del XII secolo, chiamato “Mater Domini”, sulla porta stessa, ora custodito all’interno. La spaziosa chiesa attuale è stata riedificata nel 1959, in seguito ai danni subiti durante la Seconda guerra mondiale. Sull’altare, la statua lignea cinquecentesca della Madonna con il bambino, attribuita da alcuni a Gianfranco Gagliardelli, da altri a Pietro Aquilano, proveniente dall’ex chiesa del convento di Sant’Andrea, nell’attuale villa comunale, quando fu adibito ad Ospedale Militare. Il grande complesso, comprendente chiesa, convento e locali pastorali, appartiene ai Frati Cappuccini.

 

OGNISSANTI

La chiesa dall’aspetto ottocentesco, fu sede della Confraternita Beata Vergine del Carmine dal 1887 al 1927. Custodisce la statua omonima, dolce e regale, vestita di abiti ricamati, realizzata dallo scultore Ferrari di Guardiagrele nel 1890, a spesa di don Antonio Fanti, parroco della SS. Trinità, molto venerata in città il 16 luglio. La chiesa ospita l’adorazione perpetua del SS. Sacramento, annessa all’Istituto delle Suore Figlie di S. Giuseppe, titolare del complesso.